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Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio abate.

Il purcit di Sant’Antòni
di Antonio Frattasio
da Il Friuli n.2 - 2004.

Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio abate, vissuto in Egitto e lì morto intorno al 356.
In tutta la Cristianità è venerato come patriarca del monachesimo.
Quando il nostro Friuli era povero, alcune comunità erano solite far crescere il purcìt di Sant’Antoni.
Ogni famiglia, a turno, alimentava il maialino, che, una volta cresciuto, serviva al sostentamento del proprio parroco, guida non solo spirituale, ma anche legame culturale e protezione sociale.
L’occasione era data proprio dalla festa quando erano benedetti sul sagrato della chiesa gli animali domestici. Però Sant’Antonio non è soltanto il protettore degli animali, ma era anche considerato guaritore dell’herpes zoster, il cosiddetto "fuoco di Sant’Antonio" e il custode dell’Inferno.
Questa devozione risale fin dal basso Medioevo, e proprio la connessione con il maiale ci fa ritenere che essa derivi da usanze più antiche. Lug il dio celtico, signore della morte e degli inferi, aveva come suo animale sacro il cinghiale.
I Celti lo onoravano talmente da adornarsi i capelli come setole di cinghiale.
La coincidenza di feste celtiche in onore di Lug e quelle romane di Cerere, ha portato questa enorme popolarità del santo egiziano. Sparito il purcit ormai da tanti anni, sono spariti - ahime - anche tanti parroci.
In compenso, si sono creati dei purcìs laici, enormemente più grassi, che valgono migliaia di miliardi delle abolite lire. Sono il bilancio della nostra Regione e, di riflesso quello dello Stato, un purcìt che si alimenta con le tasse che ciascun cittadino versa. Col principio morale di dare a tutti di più non meravigliatevi se aumentano tasse e prezzi.
Però quando poi si va a purcità, a chi più strilla più si da e siccome le persone per bene hanno la voce bassa, molto bassa...

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